L'evento, denominato "III Drum Day", curato dal Maestro Alessandro Napolitano, Accademia dei Due Mari e Jonio Jazz, si è tenuto nella consueta cornice del Saloon Public House di Roccaforzata (TA), locale per l'occasione particolarmente gremito di giovani musicisti armati di pad e bacchette.
Ma andiamo con ordine.
Dopo questa premessa, breve ma doverosa (vista la giovane età della maggior parte dei partecipanti), Franco entra nel vivo della sua masterclass. Ci racconta dell'origine del beat, di questa pulsazione nel tempo che sta alla base "di tutto", e spiega che la parte ritmica del nostro strumento, i suoi ritmi, nasce in Africa, mentre la parte tecnica deriva in gran parte dalla tecnica del tamburo nelle marce militari.
Ogni tempo poi, per quanto complesso e scomponibile a piacere, deriva sempre da cellule ritmiche in base 2 o in base 3: suonare in un tempo ternario una duina, o in un tempo binario una terzina, è la base per creare dei poliritmi, argomento principe della masterclass di Rossi, e per il quale spesso chiede l'aiuto dei presenti per portargli il tempo nelle varie dimostrazioni sul set.
Successivamente Rossi si sofferma sul counting, ovvero su come portare a mente il tempo mentre si suona, e dimostra come sia sufficiente suddividere mentalmente il tempo in modo diverso per dare vita a poliritmie interessanti: su un tempo di 12/8, per esempio, basta contare non più a gruppi di 3 (one-two-three, one-two-three...) ma a gruppi di quattro, per creare incastri poliritmici efficaci.
Rossi termina la sua masterclass parlando dei paradiddle e delle loro possibili permutazioni, di come applicarle sul set, e di come sfruttare il doppo colpo in caso di tempi composti (es. 15/16) o irregolari (es. 11/16).
Tantissimi spunti e idee didattiche che hanno fatto tornare la voglia di studiare anche al sottoscritto.
Durante i vari esempi Hadden si sofferma su diversi aspetti del drumming, come gli accenti, fondamentali sui pattern shuffle da lui preparati sugli spartiti, sulla poliritmia e sugli incastri fra ritmi binari e ternari. Successivamente si sofferma sui paradiddle e sul doppio paradiddle, mostrando come utilizzarlo per esempio in un tipico tempo di 12/8.
Infine Hadden mostra come sia possibile scomporre lo stesso 12/8 in 2 gruppi distinti, per conferirgli un carattere diverso.
Colpisce positivamente di Skip la sua pacatezza, quasi serafica, sia sul set che dietro le quinte, il suo stile leggero e armonico, e l'elevata interazione con i presenti durante la sua masterclass.
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