Live report: Trilok Gurtu live

Bari, 23 ottobre 2016


Sono sempre stato affascinato dalla musica indiana. Il suo essere così profondamente legata alla religiosità, alla cultura, alla vita di ogni giorno di uno dei più mistici ed evocativi popoli sulla Terra, sono tutti fattori che hanno esercitato su di me un grande richiamo e al tempo stesso rispetto. Strumenti sacri come il sitar, le tablas, il santoor, sono indissolubilmente legati ai nomi dei grandi maestri che li hanno resi famosi anche in occidente, basti pensare a Ravi Shankar, a Zakir Hussain, Shivkumar Sharma, e allo stesso Trilok Gurtu. Gurtu, a differenza di Zakir Hussain (probabilmente fra le maggiori leggende viventi delle tablas, che ho ammirato dal vivo vari anni fa) ha indubbiamente il merito di aver avvicinato il suo strumento a un drum set più tradizionale (seppur unico), aprendosi quindi a un'infinità di possibili contaminazioni. Nella sua sterminata discografia, sia come autore che come musicista, ha infatti collaborato con artisti come John McLaughlin, Ivano Fossati, Gilberto Gil, ma anche personaggi molto distanti dalle tipiche sonorità indiane, come Robert Miles.


Trilok Gurtu live


Oggi ammiro Gurtu dal vivo per la terza volta, dopo averlo visto sul palco del Locus Fest nel 2010 con Paolo Fresu, e a Bari nel 2007 con l'ensemble Arkè String Quartet. A Trilok questa volta spetta il compito di aprire l'edizione 2016/17 della rassegna "Nel Gioco del Jazz" (diretta dal Maestro Roberto Ottaviano) che lo vede sul palco del Teatro Palazzo di Bari con una band che non potrebbe essere più multietnica: al basso lo spagnolo J. Ihlenfeld Cuniado, il turco Tulug Tirpan al piano e alle tastiere, e il tedesco Frederik Koster alla tromba.


Trilok Gurtu live


Il primo brano della serata inizia proprio con la tromba di Koster, che fin dalle prime note, grazie a un interessante utilizzo della loop station, ricorda molto da vicino alcune atmosfere in stile Davis. Gurtu inizia il suo live suonando i particolarissimi tom senza fusto che da tempo lo accompagnano dal vivo: trattasi di un set di 3 pelli (6, 8 e 10 pollici) montate su una struttura di forma trapezioidale, davanti al rullante, e un quarto tom più grande, montato sulla destra al posto del timpano. Quest'ultimo, in particolare, produce un suono che si avvicina a quello di una cassa con la pelle battente molto mollata, ricco di attacco e di basse frequenza (a tal punto che potrebbe essere scambiato per una cassa), mentre i tom più piccoli ricordano vagamente il suono di un rototom.


Trilok Gurtu live


Trilok inizia il secondo brano suonando le tablas, il suo strumento. In particolare, Gurtu affianca al suo set di tablas, a sinistra del bayan (la tabla più grande, con corpo metallico), un djembe di notevoli dimensioni, che suona spesso, con la mano sinistra, mentre con la destra suona il dayan (la tabla più piccola, con corpo in legno, dall'inconfondibile sonorità).
Dopo l'intro percussivo Gurtu si sposta sul resto del set e porta avanti un accompagnamento marcato, quasi rock.


Trilok Gurtu live


Al termine del secondo brano il musicista dà il benvenuto al pubblico e presenta la band, con l'ironia che ha sempre mostrato in tutti i suoi live ai quali ho assistito in passato. In particolare, utilizzando un italiano sorprendentemente buono, si diverte a fare giochi di parole, a scherzare sui tipici piatti e vini locali, e afferma di venire da Pom-pey. É sorprendente come un musicista di tale livello riesca ad alleggerire così tanto la propria figura, di fatto aumentando ulteriormente il proprio spessore, se mai ce ne fosse bisogno.


Trilok Gurtu live


Il brano successivo ha la struttura di un tipico componimento jazz, con soli di piano e di tromba, e un accompagnamento frenetico di basso. Durante il brano Trilok spesso canta all'unisono con le parti che suona sullo strumento, caratteristica tipica nella musica indiana, e dopotutto non molto diversa da quello che accade quando un chitarrista o un pianista jazz cantano all'unisono con il proprio solo.
A fine brano è la volta del solo di batteria, durante il quale Gurtu porta l'ostinato con il piede sul charleston, mentre si sposta fra i tre splash montati uno sull'altro sulla destra, il ride, i suoi custom tom e le tabla, spesso suonati insieme. Il finale del solo è tutto tablas, con la mano sinistra a schiacciare la membrana del bayan con pressione via via inferiore per produrre la tipica sequenza di note decrescenti, mentre le dita della mano destra volano indistinte sul dayan, per finire il solo in un'esplosione di borotalco, col gomito sinistro a stoppare bruscamente il suono del bayan.


Trilok Gurtu live


Anche nel brano successivo, composto nel periodo in cui scriveva musica per i film di Bollywood, Gurtu utilizza la voce, e lo fa in modo realmente incredibile: si alza in piedi ed esegue un solo vocale, tecnicamente impensabile, danzando, ancheggiando e muovendo le braccia, con le mani in verticale, avvolto nel suo vestito indiano con un fare quasi ipnotico, mentre esegue delle parti che sarebbero estremamente complesse anche su uno strumento.

Il concerto prosegue, fra parti di tromba sovraincise a più livelli, alternanza di parti di piano e di tastiera, e Gurtu che sfrutta completamente il suo arsenale percussivo, eseguendo controtempi e spostamenti di accenti, raffiche continue sui suoi custom tom, utilizzando a volte anche le nude mani, oltre all'immancabile lingua, capace di produrre suoni con un'agilità sbalorditiva.


Trilok Gurtu live


Dopo circa un'ora di esibizione arriva il momento più intenso della serata, almeno per chi vi scrive. Il palco è buio, solo Gurtu è illuminato da un singolo faro che punta su di lui una fioca luce gialla. Il musicista si alza, si gira di spalle al pubblico e comincia ad armeggiare con numerose percussioni. Shaker, piccoli gong, oggetti simili a pentole, suonati con le mani o con i mallets, che producono suoni esotici, cinematografici. Gurtu aggiunge la sua voce, coadiuvata dall'effettistica, in un canto che ricorda una nenia. E ancora, suoni fatti con la sola lingua, con una cadenza ritmica, per poi passare ad uno xilofono, suonato con i mallets, con i quali suona anche il djembe, e un enigmatico secchio metallico pieno d'acqua che è stato dietro di lui per tutta l'esibizione. Trilok prende un grappolo di percussioni che inserisce dentro il secchio e che fa risuonare, nel metallo del secchio, aiutato da dei giochi d'acqua, acqua che partecipa attivamente allo spettacolo schizzando dal bordo del secchio.


Trilok Gurtu live


Una serie di suoni ancestrali, senza tempo, eterei, generati dalle mani e dalla bocca di quello che sembra un bramino più che un musicista, che suscitano nella memoria di chi scrive dei ricordi di cerimonie viste ad Haridwar o Varanasi.
Senza dubbio un momento di elevatissima intensità, difficile da descrivere, nel silenzio e nel buio assoluto del teatro, durante il quale si realizza di partecipare a una vera esperienza emozionale.


Trilok Gurtu live


Al termine del suo solo percussivo Gurtu torna a suonare le tablas e successivamente la batteria, iniziando un brano con l'intera band, che non si risparmia soli di basso e di tromba. Trilok accompagna i suoi con numerose ghost notes sul rullante con la mano sinistra, mentre con la destra si sposta sul set conducendo un ostinato sul ride e sui suoi crash.

Il brano è l'ultimo della scaletta e la band saluta il pubblico con un inchino, ma viene subito richiamata a gran voce sul palco. Gurtu al suo rientro confida ai presenti di amare molto l'Italia, nel suo cuore accanto all'India, e sedendosi sul cajon inizia un brano composto per gli Arkè String Quartet, per l'esecuzione del quale chiede l'aiuto del pubblico. Ecco allora che il musicista diventa direttore, e dirige i presenti in sala ai quali fa eseguire parti cantate e battiti di mani a tempo, mentre lui esegue un nuovo solo di voce.


Trilok Gurtu live


Il bis termina fra gli applausi del pubblico, e sul bis si chiude anche il resoconto di questo spettacolo per me indimenticabile.
Un'esperienza completamente avvolgente, intensa come poche altre, resa possibile dalla profondità di un'artista di un'umiltà imbarazzante, considerato il suo livello. Un musicista che sembra respirare dall'applauso e dall'affetto del pubblico, dallo spessore musicale enorme, che probabilmente deve anche alla tradizione e alla cultura della sua terra, nella quale la musica assume una dimensione di sacralità estrema.


Trilok Gurtu live


Si ringraziano vivamente il Maestro Roberto Ottaviano e tutta l'organizzazione della rassegna "Nel Gioco Del Jazz".


Roberto Ficarella - labatteria.it