Live report: Tim Berne "Snakeoil"
Teatro Manzoni, Milano, 8 marzo 2015
Per la serie "
aperitivo in concerto", rassegna che compie il trentennale proprio quest'anno, nell'inusuale appuntamento mattutino al teatro Manzoni con un programma all'insegna di jazz e musica contemporanea, è il turno del
sassofonista e compositore Tim Berne con il suo quartetto denominato
Snakeoil.
Berne è un musicista che, nel corso della sua ormai più che trentennale carriera, ha saputo coniugare il gusto per la ricerca formale del post free '70, un'attenta scrittura narrativa, campi sonori spesso aspri e ostici su un'espressività viscerale, introversa e mai lasciata al caso.
L'attuale progetto vede affiancare il contralto del leader con il clarinetto basso di Oscar Noriega, il pianoforte di Matt Mitchell e le percussioni, vibrafono e batteria del giovane Ches Smith.
La musica proposta nella prima parte dello spettacolo rispecchia fedelmente la tendenza di Berne nel costruire atmosfere dilatate nel tempo, sonorità ora tenui, ora crude, con un forte senso narrativo e multiritmico (spesso si hanno come diverse sezioni che suonano l'una contro l'altra), all'interno di sonorità che rientrano pienamente nel discorso "jazz" ma ne mantengono una certa distanza soprattutto dai suoi clichè.
Musica di difficile descrizione e fruizione, tanto che abbiamo assistito ad un'uscita di sala polemica da parte di un paio di persone urtate dalla durezza proposta ;-)
Interessante l'approccio musicale di Ches Smith, giovane batterista da qualche anno collaboratore di Berne, che si dimostra un'autentico scopritore di giovani e futuri punti di riferimento (nel passato negli ensemble di Tim hanno gravitato Paul Motian, Alex Cline, Joey Baron, Bobby Previte, Jim Black...).
Le parti in cui "semplicemente" fa il batterista si possono contare per una manciata di minuti, preferendo spostare il suo apporto fra il vibrafono, magari suonato in contemporanea con la fedele Gretsch, oppure spostarsi di lato ad interagire con qualche percussione metallica, spesso facendo anche uso di sonorità elettroniche.
Il tutto all'insegna dell'espressiva ricerca di sonorità ricche ed in continuo cambiamento, che d'improvviso si materializzano in ostinati, cadenzati, in temi che costellano le composizioni del leader.
Il tempo di cambiare scena ed entra a far parte del gruppo l'ensemble "sentieri selvaggi", musicisti di stampo accademico contemporaneo, guidati da Carlo Boccadoro.
Alle prese con un brano di Tim Berne si apprezza ancor di più la visione orchestrale nella scrittura del nostro, dipanando ritmi e melodie ardite su un ampia tavolozza di colori.
Con la direzione e scrittura di Boccadoro la forma muta in un caleidoscopio di situazioni, scritte accuratamente ma in parte lasciate alla libera interpretazione del momento, vero contatto fra i due mondi (indiscutibilmente negli Snakeoil l'impronta Jazz, anche se molto distante dalle tradizioni, è sempre presente).
La partitura "Snake" di Boccadoro viene ripetuta nel doveroso bis, il secondo movimento, che inizia un po' approssimatamente :-) ma viene ripetuta con forza da tutto l'ensemble.
Teatro quasi pieno ad un rapido sguardo, certamente tanti affezionati e cultori, molti invece semplici abbonati di routine che credo si siano trovati spiazzati dalla proposta del Sassofonista, che imperterrito continua a macinare, dilaniare, sussurrare le proprie visioni musicali dalla fine degli anni '70 ad oggi, magari un po' nell'ombra ma con la fierezza delle proprie convinzioni.
Live report di Vit Vit