Live report: Chris Coleman clinic - Acustica Bari

Bari, 27 ottobre 2014


È il 1982. Chris è un bambino di tre anni, nipote di un pastore del Tennessee con dieci figli e ventidue nipoti. La sua sala giochi è la chiesa di famiglia, dove tutti i suoi fratelli suonano almeno due o tre strumenti. Lui, con ciuccio e pannolino, seduto sulle gambe dello zio, inizia a dare le prime bacchettate a una batteria, mentre lo zio suona i pedali per lui. Comincia così l'avventura batteristica di Chris Coleman, ragazzone di colore dalla carriera invidiabile, autentico intrattenitore, chiacchierone, gioviale, e batterista formidabile.



Ammirare Chris in occasione della clinic organizzata da Acustica Bari presso il Teatro Forma di Bari è stata davvero una rivelazione per chi scrive. Apprendere parte del suo percorso, le motivazioni che lo hanno indotto a perseverare nel suo sogno, lasciandosi alle spalle tutti i precedenti lavori (fra cui il secondino - e vista la sua stazza si spera che nessuno l'abbia mai fatto innervosire troppo) per suonare la batteria, lasciano davvero riflettere su quanto le circostanze e la determinazione possano rivelarsi un binomio vincente.

Chris, endorser Meinl e Sonor, inizia la sua clinic suonando due brani su base: da subito si rimane impressionati a vedere un drumming potente, energico (per non dire devastante), e allo stesso tempo preciso e veloce, caratteristiche spesso contrastanti e in antitesi.



Chris fa un sondaggio fra i presenti e inizia la clinic annunciando che quanto dirà sarà utile a tutti i musicisti, non solo ai batteristi.
Per lui sono due le parole chiave, che verranno citate numerose volte durante la clinic: fondamenta e dettagli. Le fondamenta e i dettagli sono la base della preparazione di un batterista, e su questa base si poggia anche tutta la band: se le fondamenta vacillano, sarà precaria la performance di tutti i musicisti sul palco. Per dimostrare in modo lampante questa semplice affermazione, Chris si mette al basso e invita a turno tre musicisti del pubblico a suonare la sua batteria. Dietro la richiesta di Chris di suonare un groove a scelta, qualcuno si dà subito da fare con fill e virtuosismi, qualcun'altro preferisce uno stile più essenziale e sobrio. Chris fa notare, in modo comunque elegante, come la sua esecuzione al basso sia stata profondamente condizionata dalla maggiore o minore solidità e attenzione ai dettagli nella parte di batteria. Lui ricorda di aver collaborato con cinquantadue artisti (fra cui Prince, Rachelle Ferrel, Chaka Kahn...), e ogni volta, a pensarci bene, è stato pagato per portare il tempo.
Un batterista con solide fondamenta e attento ai dettagli è in grado di reggere la pressione di un tour, con cinque date a settimana, per mesi di seguito, e suonare trenta brani ogni sera, col click nelle orecchie, e la responsabilità di essere una base solida per la band.



Più volte durante la clinic Chris afferma che per destreggiarsi bene nei vari generi musicali tutto ciò che occorre è la padronanza di dieci suddivisioni ritmiche. Quando dal pubblico gli viene chiesto a cosa si riferisca, Chris svela il mistero: le dieci suddivisioni altro non sono che gli elementi ritmici fondamentali, ossia:
  1. semibreve (1/1)
  2. minima (1/2)
  3. semiminima (1/4)
  4. croma (1/8)
  5. semicroma (1/16)
  6. biscroma (1/32)
  7. terzine di minime (1/2)
  8. terzine di semiminime (1/4)
  9. terzine di crome (1/8)
  10. terzine di semicrome (1/16)
Chris invita il pubblico a solfeggiare a voce tutte le dieci suddivisioni mentre lui porta i quarti con la cassa. Dalla conoscenza profonda delle dieci suddivisioni ritmiche, è possibile costruire qualunque tipo di pattern.



Durante la fase di domande dal pubblico, gli viene chiesto come mai ha montato il suo set con i tom bassi e i piatti inclinati verso di lui. Chris risponde che quando iniziò a suonare teneva i piatti molto in alto perché si era lasciato ispirare dai possenti set anni '80 che i batteristi montavano in quella maniera. Successivamente, con l'onere di tour impegnativi e concerti lunghi più di due ore, ha preferito montare tom e piatti in basso in modo da non dover alzare le spalle e rimanere ben saldo sulla schiena senza sforzare la colonna. In questa posizione riesce a suonare in modo veloce e potente a ritmi serrati.
I piatti sono inclinati in modo tale che lui li possa colpire in vari modi anche da quell'altezza... e permettergli di ammirare le belle ragazze che vanno a vedere i live delle band con cui si esibisce.



Chris torna di nuovo a parlare della sua vita, di come l'atmosfera positiva della chiesa e il Gospel siano stati per lui un'ottima scuola di musica. Quando gli viene chiesto quale sia stata la difficoltà maggiore nel suo percorso, Chris rimane un attimo in silenzio. Inizia a raccontare di una serie di vicissitudini che ha attraversato, personali e familiari, ma senza dubbio il passo più difficile è stato decidere di lasciare il lavoro per vivere di musica. Questa decisione è stata provvidenziale, visto che l'ha portato nel 1999 a diplomarsi al Drummer's Collective e nel 2001 a vincere, su trentamila partecipanti, il concorso indetto dal negozio Guitar Center.

Al termine della clinic Chris, visibilmente emozionato per aver ricordato vari momenti cardine della sua vita, ringrazia sentitamente il pubblico per la partecipazione e l'entusiasmo, perché è sua convinzione che nessuno gli debba niente.

L'ultima domanda merita di essere riportata letteralmente: "Chris, il tuo drumming così potente ed energico è dovuto al colore della tua pelle?", risposta: "Yeeeeeeees!!".

Si ringrazia Vito Roca di Acustica Bari.


Roberto Ficarella - labatteria.it