Live report: Dream Theater

Castello di Barletta, 30 giugno 2015


Non avevo aspettative esagerate, inutile negarlo.
Ero un grande fan dei Dream Theater negli anni passati. Sono stati fra i miei primi ascolti e fonte di ispirazione delle mie prime band, e Mike Portnoy ha rappresentato per me un modello da imitare nell'approccio allo studio della batteria.
Li avevo visti dal vivo già tre volte: la prima volta nel 2000 a Roma, in occasione del magico tour di Scenes From a Memory... ricordo ancora l'emozione che provai quando Portnoy salì sul palco prima della band, durante lo show degli Spock's Beard, per suonare in incognito un brano con loro; chi c'era si ricorderà sicuramente.
Li vidi nel 2002, dopo l'uscita di Six Degrees of Inner Turbulence: in quell'occasione avrei dovuto incontrare la band dopo il live, nell'aftershow, ma proprio in quella data l'incontro con i fan (sorteggiati a sorte fra i membri del Fan Club ufficiale) fu annullato.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Li ho visti infine ad Andria, finalmente vicino casa, nel 2007. Di quell'anno ricordo soprattutto l'apertura fatta dai magnifici Symphony X (altra band immensa, che ho apprezzato molto), probabilmente perchè la mia attenzione nei confronti della band progressive metal più amata al mondo stava iniziando a scemare.
Negli anni successivi li ho ascoltati di rado, e gli ultimi album non credo di averli mai ascoltati dall'inizio alla fine più di una volta. Devo dire che anche l'allontanamento di Portnoy ha probabilmente indebolito ulteriormente il mio legame affettivo con questa band.

Per questi motivi quando lo stesso giorno del concerto ho comprato due biglietti, per me e la mia ragazza, lo spirito era completamente diverso che in passato: sarei andato a vedere "da turista" una band che in passato andavo ad ammirare da fan.
"Non conosco neanche la discografia recente... però è qua vicino... va bene dai, andiamo".

E siamo andati. E ne è valsa veramente la pena.


I Dream Theater in concerto a Barletta


La cornice ha avuto il suo ruolo: sentire del metal di classe nel fossato del castello di Barletta è completamente diverso che ascoltare un audio pessimo nella calca afosa di un palazzetto. A sinistra la luna quasi piena, sul castello, a destra Giove e Venere in congiunzione.
Esperienza al livello del live dei Deep Purple ad Ostuni, con la città bianca (o meglio giallo tungsteno) sullo sfondo.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Avevo poi il ricordo dei tre concerti precedenti, nei quali la calca vicino al palco ha sempre reso difficile godersi il live con attenzione, fra spinte a ondate e gomitate. Ieri invece, probabilmente a causa dello spazio molto ampio, o forse anche per il numero apparentemente contenuto di presenti, è stato possibile stare in prossimità del palco e ammirare il concerto senza alcun problema, tanto che c'erano anche dei bambini piccoli sulle spalle dei genitori a pochi metri dalle transenne.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Ma il motivo principale per il quale credo sia stato un live magnifico è dovuto alla scelta della scaletta, da sogno.
James LaBrie, dopo i primi due brani (Afterlife e, a bruciapelo, Metropolis) rivela al pubblico che in questo tour, che celebra il loro trentennale, la band sta eseguendo pezzi che attingono da tutto il loro repertorio, dal primo all'ultimo album.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Ecco quindi nell'ordine una serie di autentiche perle, da Caught In A Web ad un frammento di A Change of Seasons, Burning My Soul, passando per The Spirit Carries On (a mani basse il momento più emozionante della serata) e un'inaspettata About To Crash.
Brani che, uno dopo l'altro, mi hanno riportato alla memoria quegli anni, quei dischi, quel tempo passato a cercare di interpretare ed eseguire le criptiche parti di batteria di Portnoy.
Labrie, in ottima forma vocale (nonostante la voce, molto effettata, non fosse molto chiara dalla mia posizione) si muove da una parte all'altra del palco cercando il coinvolgimento del pubblico, che non si fa pregare.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Petrucci e Myung, precisi da far paura, ai due lati del palco: il bassista koreano quasi sempre composto nel suo spazio, John Petrucci si concede qualche camminata vicino al suo muro di Mesa o verso Mangini e James. Oltre ovviamente a regalarci le sue tipiche espressioni di godimento sui bending e le pose da rocker con il piede sui piedistalli metallici ai lati della pedaliera.
Jordan Rudess è sicuramente più pittoresco e dinamico, alle prese con il supporto della tastiera, girevole e basculante, con sopra montato synth, spartito elettronico, tablet, un pedale di controllo e due telecamere GoPro. Senza dimenticare il magnifico leggio metallico con il logo della band.
Dissemina lungo il concerto tappeti di synth, fraseggi in sessantaquattresimi, parti di piano a velocità disarmante... una fucina di note e di suoni.


I Dream Theater in concerto a Barletta


Venendo a Mike Mangini (che avevo già visto dal vivo nella clinic presso Acustica Napoli) ero curioso di vederlo alla prova sulle parti di Mike Portnoy. Mangini, completamente avvolto fra octoban, tom, e un'infinità di piatti di ogni tipo, ha ovviamente eseguito tutto alla perfezione (nei limiti dell'umano), e sinceramente in un blind test sarebbe difficile capire se sul seggiolino sia seduto Mike o... Mike.
C'è da dire che Mangini si è guadagnato il posto di successore di Portnoy alla fine delle "Drummers Auditions": la band ha approfittato di un momento di evidente difficoltà, dopo l'abbandono del loro batterista e fondatore, e ha ideato una geniale operazione di marketing basata sulla diffusione su web dei video delle audizioni dei migliori drummers in circolazione, creando aspettative e rumors sulla scelta. Durante queste audizioni i 4/5 rimasti della band hanno valutato la tecnica, la capacità di improvvisare su tempi irregolari, e certamente anche la fedeltà nel suonare le parti di Portnoy, conosciute alla perfezione da buona parte dei fan del gruppo.


I Dream Theater in concerto a Barletta


La differenza fra i due Mike risulta invece evidente aprendo gli occhi: sul palco ieri ho visto una band equilibrata, di 5 musicisti tecnicamente eccellenti, con un frontman che sa tenere egregiamente il palco. Mancava però non dico un leader, ma probabilmente il tocco istrionico di Portnoy, la sua espressività, il suo essere spesso eccessivo e fuori dalle righe, e la sua capacità di attirare costantemente l'attenzione.
Sono differenze che per chi li ha visti in passato non possono passare inosservate. Nulla di musicale o tecnico.
Non deve essere semplice per Mangini reggere lo scettro di Portnoy, e probabilmente "limitarsi" a eseguire alla perfezione le sue parti senza eccedere in protagonismi è anche una scelta di grande maturità artistica.
Sullo stile e sulla tecnica di Mangini si raccomanda di leggere il report della sua clinic presso Acustica Napoli, per chi se lo fosse perso.


I Dream Theater in concerto a Barletta


La band continua il suo excursus storico, proseguendo su brani più recenti come As I Am, Panic Attack e Constant Motion, e terminando con estratti degli ultimi tre album, meno conosciuti per chi vi scrive (Wither, Bridges in the Sky e Behind the Veil, eseguita come bis).


I Dream Theater in concerto a Barletta


Una scaletta di 90 minuti esatti, non uno di più. Volendo essere critici sarebbe stato bello ascoltare qualche altro brano, magari un medley, anche con estratti di qualche cover, nel loro tipico stile, ma probabilmente avrebbe rovinato la magia di questa selezione, che con un brano per ogni album mi ha concesso un meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo.
In conlcusione devo ammettere che si sono fatti perdonare egregiamente la cancellazione dell'aftershow del 2002 a Roma, e anche se non dovessi rivederli più dal vivo, mi ritengo assolutamente soddisfatto di aver ritrovato sul palco una grande band che mi ha fatto fare un bel tuffo nel mio passato prog.


Roberto Ficarella - labatteria.it