Speciale: intervista a Mario Riso


Labatteria.it ha avuto il piacere di poter fare qualche domanda a uno dei batteristi più attivi e rappresentativi della scena rock italiana, Mario Riso. Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell'intervista, nella quale Mario ci racconta dei numerosi progetti musicali nei quali è coinvolto.
Buona lettura!

Ciao Mario, benvenuto su labatteria.it, è un onore averti come ospite sulle nostre pagine. Sei prossimo alla pubblicazione del tuo primo disco da solista. Quanto della tua carriera musicale è presente in questo lavoro? Raccontaci.

    Questo disco per me è importantissimo. È qualcosa che nel tempo non avevo ancora realizzato, preso dalle tante opportunità con gli altri progetti di cui ho fatto e faccio tuttora parte. Sono arrivato infatti ad un punto in cui ho sentito il desiderio di raccontare la mia fortuna: sono riuscito a trasformare l'amore per la musica nella mia vita e nel mio lavoro.
Ho, così, creato un disco che raccontasse la mia storia, un diario di bordo su cui ho annotato gli ultimi 30 anni di questo viaggio bellissimo, condensando in 15 tracce i brani più caratteristici della mia carriera, a partire da Maid Runner, il primo pezzo da me composto, continuando con i Royal Air Force, i Rezophonic, i Movida e le esperienze con Jovanotti e Grignani, per citarne alcuni.
In questo disco ho raccontato la mia crescita musicale dal 1983, anno in cui ho iniziato a suonare la batteria, fino ad oggi, attraverso i pezzi per me più importanti che ho composto da me con la mia chitarra.
Quindi, posso dire che della mia carriera musicale c'è tantissimo e si può sentire attraverso questo excursus di influenze musicali dettate dal passare degli anni, iniziando dall'heavy metal degli anni '80, passando per i ritmi latini (poiché ho origini argentine), fino al pop italiano.


Mario Riso


Il primo ricordo che associo al tuo nome risale sicuramente a più di quindici anni fa, quando su un numero della rivista Drum Club lessi un articolo su di te e sulla tua band dell'epoca, i Movida. In quegli anni avevi i capelli lunghi e un'anima profondamente rock. Dopo circa trent'anni sui palchi, come è cambiato il tuo approccio allo strumento e alla musica?

    In realtà non è cambiato nulla, semplicemente ho avuto la fortuna di aggiungere costantemente nuove influenze, nuovi gusti a quelli che già avevo. Solitamente "cambiamento" significa modificare radicalmente quello che si è a favore di qualcos'altro, nel mio caso invece l'esperienza e i nuovi ascolti mi hanno portato ad integrare nuovi stili, nuovi gusti. È come vedere una foto di me vecchia di 30 anni, ma di oggi... solo con qualche anno in più! Non mi sento di dire di essere cambiato, sono semplicemente cresciuto.


Il tuo nome è fortemente legato al progetto Rezophonic, supergruppo che ha coinvolto innumerevoli musicisti italiani a cavallo fra vari generi, da Caparezza a Roy Paci, a Cristina Scabbia, passando per Pino Scotto ed Eva Poles dei Prozac +, solo per citarne alcuni. Puoi descrivere di che si tratta, la vostra mission, a chi non dovesse conoscervi?

    Rezophonic è la nazionale del rock italiano; mi piace definirla così anche se ci sono delle influenze più nazional-popolari. La nazionale del rock significa che non è a numero chiuso: in questi ultimi 10 anni si sono alternati più di 250 artisti, che hanno fatto parte di registrazioni di dischi, di videoclip, di live in giro per l'Italia e anche all'estero, visto che siamo stati in Russia per due volte, in Ungheria allo Sziget Festival, abbiamo rappresentato l'Italia a Londra e abbiamo avuto l'opportunità di suonare per una buona causa. Per chi non lo sapesse, i Rezophonic sono la nazionale del rock italiano nata per offrire "l'opportunità di bere a chi ha veramente sete": questo è lo slogan che portiamo avanti dal 2006 ad oggi. Inoltre, siamo ambasciatori di AMREF, che è un'associazione che si occupa di risolvere problematiche in Africa a 360°. Nella fattispecie, avendo io conosciuto la sete, insieme ai Rezophonic ci siamo voluti occupare di acqua a tutti i livelli.


Deve essere stimolante prendere parte a un progetto con queste finalità e avere a che fare con musicisti di questo livello. Come sei riuscito a coordinare tutte queste menti?

    È stato molto facile, perché quando hai di fronte talento e disponibilità la tua strada è totalmente in discesa. Non è facile coordinare gli spettacoli e gli eventi live perché Rezophonic è un progetto che prende in prestito la disponibilità di alcuni artisti che offrono un frammento della propria arte per realizzare degli spettacoli, dei dischi e quant'altro. La difficoltà sta, quindi, nel trovare il momento giusto e lo spazio giusto per riuscire a coinvolgerli. Del resto, quando un allenatore si trova davanti Maradona, Van Basten e Pelè è tutto facile!


Mario Riso


Ci sono episodi particolarmente intensi, o divertenti, che ricordi con piacere?

    Mamma mia, non finirei mai di raccontarli, sono tantissimi! Allora facciamo così, li racconterò nel primo libro dedicato ai Rezophonic che scriverò!


Con già tre dischi all'attivo, quali sono i prossimi progetti per i Rezophonic?

    Sicuramente il singolo nuovo che farò insieme ad una band che non voglio ancora svelare, un nuovo videoclip non solo a supporto di questi tre dischi che son già stati registrati, ma anche per raccontare questi dieci anni di Rezophonic sui palchi in giro per l'Italia.


È un periodo molto intenso per te, di recente hai pubblicato il tuo metodo didattico "tieni il tempo - enciclopedia dei ritmi in sedicesimi": di che tipo di lavoro si tratta? Si rivolge a batteristi con un minimo di esperienza sullo strumento o anche ad aspiranti drummer a digiuno di batteria?

    Ho voluto scrivere un metodo per suonare la batteria, un metodo che parli di musica. Per cui, l'impostazione voluta non è prettamente tecnica, di metodi che insegnano tecnicismi ce ne sono già tanti. Ho voluto parlare di musica e nello specifico dei tempi, perché è un argomento che non viene mai trattato nello specifico nei metodi tradizionali; si parla tanto di come fare una determinata cosa, ma non si approfondisce mai la tematica del tempo. Ho così affrontato la suddivisione metrica in sedicesimi, che fanno parte dei tempi pari insieme ai quarti e gli ottavi e gli altri multipli, con l'idea poi di creare una collana di metodi che raccontino diversi aspetti del suonare, a partire dai tempi; iniziando dai sedicesimi e continuando con gli altri e i tempi ternari.

Il metodo ha una visione rivoluzionaria in quanto al posto di pensare all'ostinato con la mano destra, che è una prerogativa dei tempi ternari (quindi dello swing, jazz e blues), ribalta tutto nella concezione più rock, cioè la cassa e il rullante rimangono fissi e in appoggio e la mano destra "colora" con tutte le combinazioni possibili. Il metodo, inoltre, ha una serie di esercizi accompagnati dal CD audio su cui è possibile ascoltare tutti quelli presenti nel lavoro.


Hai in programma delle clinic per accompagnare il tuo metodo didattico?

    Certo! Innanzitutto un ringraziamento grande va a Volonté&Co che mi ha permesso di realizzare questo metodo e di stamparlo, cosa non più scontata, in quanto il digitale ha fatto in modo che tantissime pubblicazioni venissero edite solo digitalmente. Il metodo, invece, è possibile trovarlo in copia fisica in tutti i negozi di strumenti in Italia, per cui è doveroso un grande ringraziamento alla casa editrice. In più, verranno organizzati dei seminari e delle clinic promozionali, di presentazione e promozione del metodo in tutta Italia, legate anche a lezioni individuali ed esibizioni. Ho, inoltre, in piano la realizzazione di workshops legati ai marchi che rappresento, che sono Ludwig, Remo, Vic Firth e la Ufip. Grazie a questi marchi avrò la possibilità di essere presente nelle fiere di settore e nei negozi di strumenti musicali per suonare la batteria e raccontare meglio la mia passione. Per quanto riguarda il metodo, poi, verrà organizzato un mini-tour nelle scuole di musica, anzi sono ben disponibile ad andare a raccontare, a chi volesse, il mio modo di vedere la musica.


Mario Riso


Quanto influisce l'insegnamento nella tua vita musicale, a livello di impegno temporale e di soddisfazioni personali?

    Influisce abbastanza, in quanto ho iniziato a insegnare molto presto, tra gli alunni di cui vado particolarmente fiero c'è l'ex batterista dei Lacuna Coil, Cristiano Criz Mozzati, che ha fatto un percorso di cui sono davvero orgoglioso. Ho avuto tantissimi allievi e continuo ad averne, poiché ho insegnato in tantissime scuole e questo mi ha dato la possibilità di confrontarmi continuamente con le nuove generazioni e con tutti gli amanti della musica. Posso quindi dire con certezza che l'insegnamento ricopre un grande ruolo nella mia vita musicale e da musicista.


Quali sono stati i batteristi fondamentali alla tua formazione (tuoi insegnanti e non)?

    Tra i miei insegnanti sicuramente Giorgio Di Tullio, il mio primo vero insegnante di batteria e jazzista pazzesco, e Walter Calloni, batterista che non ha bisogno di presentazioni visto il suo gloriosissimo passato. Per quanto riguarda i batteristi che mi hanno influenzato e mi influenzano tuttora, sono veramente tanti: da piccolo apprezzavo solo il mondo metal e di conseguenza solo i musicisti che appartenevano a quell'ambiente, poi crescendo mi sono appassionato a tantissimi mostri sacri dello strumento tra cui Steve Gadd, Neil Peart , Stewart Copeland negli anni '80, poi c'è stata l'evoluzione del genere con Deen Castronovo, Steve Smith, Vinnie Colaiuta, Dave Weckl mentre oggi più di tutti Aaron Spears, che in questo momento mi piace particolarmente per l'attitudine che utilizza quando suona qualunque tipo di accompagnamento (ndr: per i curiosi, eccovi i live report delle clinic di Aaron Spears e di Dave Weckl).


Descrivici il tuo set attuale: fusti, pelli, piatti, eventuale elettronica ecc.

    Wow! Possedendo più di 60-70 batterie e centinaia di rullanti non esiste il mio kit, anche perché lo cambio tutte le settimane, smonto una batteria e ne monto un'altra e mi diverto a suonare con impostazioni diverse. Utilizzo sempre Ludwig, sia le Classic Maple, che sono le batterie in acero, degli anni '70, cassa 26" alla John Bonham per intenderci, sia quelle di ultima generazione come le Stainless Steel che ho iniziato ad amare negli ultimi due anni, batterie in acciaio che la Ludwig ha iniziato a proporre a fine anni '70/inizio anni '80 di cui ne ho diverse misure. La cassa da 24" è quella che prediligo in questo momento insieme alla 26", la 20" e la 22" non le uso praticamente più, mente dei tom ammetto che di tutte le batterie ho il 10", 12", 13", 14", il 16", il 18" e spesso mi diverto ad usarli tutti in casa, mentre poi dal vivo magari mi porto una cassa, un tom, un timpano o cassa, tom e due timpani perché esteticamente mi piace molto più da vedere che quella con tantissimi tom. Per quanto riguarda l'elettronica in questo momento ho in dotazione una Roland Td30 e un piccolo modulo Tm-2 che serve a triggerare la cassa e il rullante con due trigger elettronici, inoltre ho anche un pad sempre della Roland per delle percussioni molto simili a quelle naturali. Amo moltissimo la Roland perché la qualità dei prodotti che presentano è veramente alta.


Come è nata l'idea di un tuo rullante signature?

    Innanzitutto considero questo rullante un privilegio, come se fosse a tutti gli effetti un disco d'oro o di platino. Per me questo rullante è il premio alla carriera della vita, amo la Ludwig, amo i rullanti che producono e pensare di avere un rullante unico al mondo inciso sul fusto con il mio nome è qualcosa di impagabile. Il rullante è un Black Beauty, tra i più pregiati e tra i più curati nel design e nella rifinitura in oro, con il fusto laccato come tutti i Black Beauty, con un tendi cordiera particolare, diverso da quello tradizionale della Ludwig, quella prodotta in occasione del centenario per intenderci. È davvero un sogno per me, ho provato a suonarlo con tutte le pelli Remo possibili ed immaginabili perché ho voluto apprezzarlo e scoprirlo in tutte le sfumature di suono che potrebbe avere.


Mario Riso


Dedichi del tempo settimanalmente per lo studio dello strumento? Se sì, che tipo di esercizi fai più di frequente?

    Dedico tempo allo studio quotidianamente, da un minimo di 3 ore ad un massimo di 8-9 ore al giorno. Per me la musica è un'ossessione positiva, mi piace combattere contro i miei limiti e gli studi che faccio sono tra i più disparati: mi piace tanto studiare il tocco più che la tecnica, per cui mi piace conoscere le possibilità sonore di qualunque strumento di cui dispongo. Investo tantissimo nella dinamica, nella pulizia, nell'esecuzione più che negli esercizi di tendenza che solitamente si fanno per diventare un batterista ultra tecnico.


Hai delle anticipazioni per il 2016? Riuscirai a trovare il tempo anche per altri progetti musicali?

    Beh, spero di no! Questo vorrebbe dire aver centrato gli obiettivi che mi sono prefissato nell'anno in corso, per cui mi sono già pianificato il 2016 tra trasferte, concerti, videoclip e realizzazione di progetti vari, tra cui a breve Israele con una piccola rappresentanza dei Rezophonic, quindi sarà un anno molto impegnativo e spero di non avere tempo di pensare ad altro.


Sei batterista, autore, didatta, responsabile di un progetto impegnativo... se nella giornata la musica ti lascia qualche minuto libero, come passi il tuo tempo? Cosa ti piace fare?

    Guardare l'Inter! È l'unica cosa che mi piace fare al di là della musica! Giocare a pallone quando posso, beccare le traverse. Mi piace tantissimo il calcio e stare bene fisicamente, quindi andare in palestra.


Hai mai curiosato sul nostro sito e nel forum? Sarebbe un onore se passassi ogni tanto a trovarci per un saluto!

    Lo farò!


Grazie Mario del tempo che ci hai dedicato, in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti e rock on!

    Grazie a voi! Ciao!


Un ringraziamento speciale a Daniela Lecce (ufficio stampa dell'artista) e a Mario Riso per essersi ritagliato del tempo per risponderci, nelle sue giornate piene di musica!


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