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Come suonare jazz?

Una sezione per parlare di esercizi, lezioni, dubbi pratici, consigli di tecnica, insomma tutto cio' che possiamo imparare ed applicare sullo strumento.
Accordatura inclusa.

Messaggioda drudorik il dom mag 12, 2019 12:30 pm

Ciao a tutti ragazzi,
Vi faccio questa domanda poiché non esiste un metodo, e allora come si fai?
Vi prego non prendere a male questa domanda, ma dopo parecchio tempo passato a studiare tecniche jazzistiche non so ancora come approcciare jazz.
presi alcune lezioni da un maestro recentemente che mi disse :”vuoi suonare il jazz? Bene, prendi un pezzo che ti piaccia, impara il tema a memoria e cantatelo per tutta la durata”
Ma è corretta questa risposta? In alcuni temi come “take the a train” oppure “all of me” benissimo non c’è problema, riesco a cantarmi sempre il tema anche nelle parti dei soli e stare sul pezzo, ma con altri temi mi sembra una cosa impossibile per esempio “scrapple from the apple” o “moose the mooche” di Parker mi sembra difficilissimo capire in quale tema mi trovo durante i soli dei vari strumenti e se provo a cantarmi il tema mi perdo completamente.. e da molto tempo ormai che ci provo ma con risultati pessimi.. sono sulla strada giusta?
Vi ringrazio anticipatamente.
(Non cazziatemi)
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Messaggioda vit vit il dom mag 12, 2019 6:06 pm

Difficile rispondere,quello che ti ha detto il tuo maestro è giusto.Certo va bene sul jazz diciamo mainstream(di stampo swing)meno facile col be bop e seguire(cioè Daglidagli anni 40 in poi)dove si sono allargati gli orizzonti incrociandosi con la musica accademica,folk,popolare,aleatoria ecc.
L'unica è ascoltare tanta musica,da interiorizzare magari anche con difficoltà.Mi ricordo da 20enne alle prese con il Coltrane post Ascension che per i miei ascolti e conoscenze di allora era estremamente ostico,adesso invece è semplicemente il punto di partenza per i giorni nostri.
Sviluppa l'orecchio,tanto jazz di adesso più che alla batteria,che è svincolata dal tenere il tempo,ci si poggia al contrabbasso(ma non è una regola in un mondo che rifugge della regole ferree)
Prenditi qualche brano che è nato senza batteria e mettici la tua parte,io ai tempi feci così......appena ho del tempo e linea decente ti posto qualche brano.
Poi tanti pensano che per suonare jazz ci voglia una tecnica spropositata.Si è no.Io ho sempre considerato il jazz un linguaggio musicale e quindi come il linguaggio,più parole e concetti conosci più può formulare discorsi complessi ed articolati.
Nulla vieta di esprimersi e partecipare al discorso con poche,pesate parole.
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Messaggioda drudorik il lun mag 13, 2019 12:33 pm

Grazie mille vit!
Da quello che dici sembra che tu non ti sia buttato sullo studiare gli standard o no?
Forse sto sbagliando io il concetto di “imparare il jazz”.. cioè mi è molto difficile questa cosa è mi sconforta moltissimo..
Se metto una base e la suono mentre mi registro non esce una cosa malvagia, certo ho ancora molto da imparare, ma il suono e l’accompagnamento ci sono.
Putoppo però non concepisco questa cosa degli standard, dopo un po’ che li suono non riesco mai a capire in che punto preciso del tema mI trovo (e normale o no?), ho provato molte volte a basarmi sulle note del contrabbasso, altre volte sugli accordi del piano e altre volte ancora canticchiando il tema ma mi perdo sempre. L’unica e contare le battute conoscendo ovviamente la struttura, ma perdo musicalità ovvio.
Quindi mi sorge una domanda, e veramente necessario conoscere il punto preciso in cui si è? Immagino di si, voi su cosa vi basate?
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Messaggioda vit vit il lun mag 13, 2019 2:13 pm

Io sull'intuito,frutto di ascolti di musica a 360° (anzi 370 che è più attuale):-)
Concepisco due filoni:se vuoi suonare ad alto livello/professionale/ragione di vita è indispensabile una buona cultura musicale a base di armonie,lettura a prima vista,insomma quello che ti da il conservatorio e simili.
Se invece come me ti piace(e ti deve piacere,non sforzarti che non è il caso)puoi dialogare con i mezzi che hai.
Nel jazz,
A dispetto dei denigratori che lo reputano a una genere elitario e da puzza sotto il naso/segaioli,è di vitale importanza essere se stessi con i propri pregi, difetti e attitudini.
Ammetto che tanto jazz diciamo classico è pieno dei difetti di ci sopra,Io mi ispiro ai musicisti più avventurosi e visionari(vedasi i miei post su "batterismi altri" e "altre musiche.) Ma senza una grande teoria tecnica riesco a seguire buona parte di quella musica.E un pochetto a suonarla. A) MODO MIO che e' l'essenza del jazz(Non delle capsule nescafe)

Ripeto devi affinare l'ascolto,avere un buon senso del ritmo(fatto più di pause e salti che note vere e se proprie)perché il jazz è l'essenza stessa del ritmo.Esplicito come nello swing ed implicito(lo senti ma nessuno sta sul tempo in senso stretto) come nel jazz di adesso.
Detto ciò non potrei spiegare più chiaramente:questa è musica poco codificata,ampia e multiforme. SE la.senti tua ci puoi benissimo suonare sopra ....se vai per stereotipi ed imitazioni.....ti serve una di quelle sQuole di Jazz
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Messaggioda drudorik il lun mag 13, 2019 5:37 pm

Grazie ancora Vit,
Se la soulzione fosse quella di ascoltare tanto tanto tanto jazz lo farò, nella speranza che anche io accrescerò quell'istinto!
sono d'accordo con te per quanto riguarda il genere "elitario" quindi dopo molto tempo passato a studiare la tecnica mi piacerebbe iniziare a "suonare con il cuore e con le orecchie"
Tu cosa mi consiglieresti di fare? dovrei mettere dei pezzi e suonarci sopra? oppure continuare ad imparare standard suonandoli e risuonandoli (ammetto che questa opzione sta diventando molto frustante non vedendo risultati) d'altro canto chi si definisce jazzista conosce un repertorio vastissimo di standard..
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Messaggioda vit vit il lun mag 13, 2019 6:10 pm

Che dirti,si capisce che lo standard canonico non te gusta mucho
Ti piace il jazz a tutto tondo?che filone prediligi?
Le maniere per divertirsi sono tante.
Ti monti un loop e ci suoni insieme(come dicevo nel jazz non si suona a tempo,ma si suona intorno al tempo).

Come detto trova qualche pezzo senza batteria e ci suoni la tua parte.

I vari classici dov ci sono i canonici"four" scambi in solo dove cerchi di far cantare lo strumento e non solo una sequela di rudimenti(hai presente Max Roach?) Magari ricopiando il tema.Li chiaramente devi contare le battute,ma poi vengono spontanee,.

Attendiamo anche i consigli di Ezio Pellizzi il redivivo Sanmar ch suonano questa musica di frequente.,
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Messaggioda drudorik il lun mag 13, 2019 11:14 pm

Grazie vit! Lo faró,
Diciamo che mi piacerebbe poter jemmare degli standard con altri musicisti e divertirmi così..
Comunque va bene attendo pareri!
Grazie ancora
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Messaggioda eziopelizzi il mer mag 15, 2019 7:51 pm

Se Vit Vit chiama si deve rispondere !!!!!! A parte gli scherzi, sono completamente d’accordo con quanto scritto qui sopra. Avevo postato dei suggerimenti prima, ma avevo letto frettolosamente il post e non avevo capito che quale era il problema. Ora correggo.
Di solito (ma non sempre) i pezzi jazz hanno questa tipo di struttura:
Intro: stabilisce il mood del brano
Head o Tema: è la melodia principale;
Solo section: è dove i solisti improvvisano sulla melodia e / o progressione di accordi del tema;
Head out: è una ripresa del tema;
Coda o Tag: è il finale.
Lo studio (Jim Chapin, John Riley ecc) danno il vocabolario del linguaggio.
L’ascolto dei brani dei vari periodi definiscono lo sviluppo dei generi nel tempo.
Per il suonare, tecnicamente dovresti sempre sapere dove sei all’interno di una struttura di un brano, cantando il tema, contando, (pregando) ma in molti casi, nelle jam, il solista da delle indicazioni con sguardi o movimenti (chiama i soli) e quindi l’interplay, non solo musicale ma fisico/empatico è molto importante.
Suonare sui dischi è il miglior esercizio, ma sempre esercizio rimane, quindi se hai la possibilità vai a suonare nelle jam, oppure suona con qualcuno che studia con te. Buttati e fregatene.
Con il tempo il tuo orologio interno percepirà ogni singola variazione come naturale. Bisogna lasciarsi trasportare.....
Purtroppo non è una cosa facilmente decodificabile, ma tranquillo la frustrazione è una buona amica che non ci abbandona mai.
Poi il fattore elittario di questo genere in alcuni casi è vero. È musica di difficile diffusione popolare, oggi, tecnicamente un pelo più impegnativa, chi la suona si veste sempre di nero e non sorride mai. Se leggi la storia del jazz è come la polenta, i nonni la mangiavano perché c’era solo quello e ti sfamava, adesso, invece la mangiamo in posti con la stella Michelin e fa figo tornare alle origini. Ma un bel vaff.......lo vogliamo spendere. Io sposo la teoria di Vit, se si vuole fare il professionista ci si diploma al conservatorio e si va a fare un mestiere. Se no si sente tanta musica, si cerca di rubare e imitare il linguaggio dei batteristi che si ascolta, si prova e riprova, non si smette di essere curiosi. Ed alla fine “ cit. Si suona come si è”.
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Messaggioda drudorik il ven mag 17, 2019 4:13 pm

Molte grazie Ezio!
Quindi è normale la cosa, menomale pensavo di esssere la pecora nera!
Grazie mille per i consigli, ascolterò tanto e inizierò contanto… nella speranza che il mio orologio inizi a funzionare!
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Messaggioda vit vit il ven mag 17, 2019 5:36 pm

Ma si nelle versioni più semplici di jazz devi contare a giri di quattro battute.Da li inizi ad impratichirti nella giungla di note.
Ti prendi kind of blue di Miles Davis......piano piano

Ti propongo un brano abbastanza recente;senza batteria ma con il basso di Steve Swallow che è un'elastico su cui arrampicarsi

Jimmy Giuffre trio playball

https://youtu.be/o3bk6MXDX8o
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Messaggioda matteo t il dom mag 19, 2019 8:00 pm

discussione interessante!
Il forum qui sta tornando al vecchio splendore!
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Messaggioda Bopper il lun giu 03, 2019 2:06 pm

"Mi sono perso", "e adesso dove siamo"?
Questo è uno degli ostacoli del suonare il jazz e bada che vale anche per i grandi. Insomma perdersi nella struttura di un brano durante l'improvvisazione di un solista è errore comune a tutti i livelli.
E' quindi importante sapere dove "siamo"? SI. Non è solo importante, è il fondamento della musica afroamericana improvvisata. Tutto gira intorno al tema, o meglio, intorno alla struttura armonica su cui il tema si poggia.
Quindi? come faccio a non perdermi?
Bisogna conoscere il tema, si. Il tuo insegnante ti ha dato l'unico metodo per non perdersi, conoscere a memoria il tema. In seguito, con l'esperienza, diventerà importante conoscere le strutture principali del linguaggio jazz: Il blues in 12 con le sue variazioni armoniche, la struttura in 32 AABA, o ABAB.
L'improvvisazione si poggia sul tema, sula struttura armonica di esso e tutto gira attorno a cicli "corus".
Quindi, come fare?
Vai per step. Comincia con i blues che sono più facili. Prendi: Blue Monk. Impara il tema a memoria, non serve che sia esatto nota per nota, l'importante è che tu sappia canticchiarlo dall'inizio alla fine, all'inizio ascolta ripetutamente solo il tema, interiorizzalo. Fatto questo cominci ad ascoltare versioni diverse di Blue Monk e ti concentri al massimo sul cantare ripetutamente il tema durante i soli, specie di contrabbasso e batteria. Devi quindi "cadere" (arrivare) giusto nel cambio tra un solista e l'altro. Tutti i soli stanno dentro uno o più "corus" (temi) quindi se canti in modo giusto il tema, durante un solo, devi per forza cascare giusto nel cambio tra solo di tromba e solo di sax. Il jazz, in fondo, è la continua ripetizione sottointesa di un giro armonico, dove a turno ogni musicista fa la sua variazione sul tema.
Questo esercizio di ascolto analitico è fondamentale. Non contare, anche se all'inizio sembra più facile, canta, canta, canta e ancora canta. Alla lunga facendo questo esercizio e ascoltando il jazz cercando di tenere, SEMPRE, il tema in testa qualsiasi cosa accada, interiorizzi le strutture.
Non fare questo esercizio ascoltando Mingus o Coltrane post Giant Steps o peggio Parker che va a 200 all'ora.
Per questo esercizio ascolta chi fa Hard Bop: I Jazz Messangers sopra tutti, che fanno una musica molto quadrata e ostinatissima sulla struttura armonica dei temi, quindi l'esercizio sarà più facile.
Purtroppo per interiorizzare gli stilemi del jazz è necessario ascoltarlo tanto e ascoltarlo in modo analitico.
Mi spiace, ma non c'è altra strada all'inizio. Per non perdersi l'unica strada è conoscere a memoria i temi.
Oltre tutto la conoscenza dei temi è fondamentale per un'accompagnamento più "organico" e essere "organici" nel jazz è fondamentale, quindi l'esercizio di imparare a memoria i temi ti servirà anche, e tanto, per altro. Va fatto se davvero vuoi suonare jazz e soprattutto se ti interessa cominciare a parteciapre a delle jam session.
Ma credimi che non è un'ostacolo insormontabile, anzi, alla lunga, poi, diventa sempre meno complicato imparare a memoria un tema.
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Messaggioda Bopper il lun giu 03, 2019 2:14 pm

drudorik ha scritto:Molte grazie Ezio!
Quindi è normale la cosa, menomale pensavo di esssere la pecora nera!
Grazie mille per i consigli, ascolterò tanto e inizierò contanto… nella speranza che il mio orologio inizi a funzionare!


NON CONTARE, NON CONTARE, NON CONTARE.
Contare è il modo più semplice per allontanarsi dall'essere organico e il jazz non è musica "esatta" è musica "organica". Contare ti ingabbia. Gli africani non contano le battute o le pulsioni ma interiorizzano dei "cicli" al di la che siano di 8, 16, o 32 battute.
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Messaggioda Bopper il lun giu 03, 2019 2:59 pm

eziopelizzi ha scritto:ma in molti casi, nelle jam, il solista da delle indicazioni con sguardi o movimenti (chiama i soli) e quindi l’interplay, non solo musicale ma fisico/empatico è molto importante.


Scusa tanto la critica ma questo mi appare molto lontano da quello che deve essere. Si, vero, a volte succede che qualche solista tenda ad enfatizzare con movimenti del corpo o addirittura con fraseggi musicali il "dove siamo". Questo, però, deve essere insignificante per noi, specie per il nostro strumento che no ha appoggi armonici. Oltre tutto, suonando quasi solo jazz da 30 anni, ti assicuro che il 90% dei solisti pretende che tu sappia dove siamo indipendentemente da quello che succede, o peggio che tu, in quanto "motore" della musica, segnali dove siamo.
Ed proprio questo il paradigma. Saper in che punto si è del corus, giro armonico, tema, ti permette di essere sempre al posto giusto qualsiasi cosa capita. Se ti "appoggi" al movimento del solista, aspettando che lui indichi il passaggio del solo, o peggio se ci si appoggia su un fraseggio musicale prendendolo come punto di riferimento, il giorno n cui il solista non farà quel determinato movimento o quel fraseggio tu ti sentirai completamente perso.
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Messaggioda vit vit il lun giu 03, 2019 9:26 pm

Concordo,stai però parlando di situazioni classiche direi standard :D
Giustamente per chi é indeciso e all'inizio è.meglio affidarsi a musiche ampiamente decodificate....il discorso di.
Ezio me lo immagino su musica più avanzata(fatta più di Interplay e quindi sguardi,parole non dette,cenni) e strutture asimmetriche

Mi viene ad esempio Tim Berne Bloodcount che se hai la.pazienza di ascoltare sentirai che da un quasi caotico sovrapporsi di voci piano piano si arriva a coagulare il tema principale.Bisogna averlo dentro,hai voglia a contare.
https://youtu.be/N0_IqYuW7cQ

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Messaggioda Bopper il mar giu 04, 2019 12:09 am

Hai postato un video di improvvisazione pura, e anche li, comunque, esistono dei canovacci, degli assiomi che ti permettono di stare, nonostante tutto, assieme.

Le mie risposte partivano da questo dubbio di Drudorik:
"Putoppo però non concepisco questa cosa degli standard, dopo un po’ che li suono non riesco mai a capire in che punto preciso del tema mI trovo (e normale o no?)"

A questo specifico dubbio io ho solo una risposta, imparare a cantare (non contare) i temi. Dall'inizio alla fine e continuare a tenerli sottointesi mentre il solista improvvisa. All'inizio sembra una cosa stupida ma alla lunga impari l'istinto di ascoltare tenendo un tema sottointeso. Credetemi che quella pratica aiuta tantissimo e non soltanto per ritrovarsi sempre al posto giusto.
Riprendo il concetto di "organicità". L'approccio batteristico jazz è vivo, "organico" e vive assieme al tema del brano che stai suonando. Ormai, nel batterismo jazz "moderno" anche il piatto smette di essere ostinatamente swing e si "muove" molto di più e sempre in base al tema. Accentare, fino a suonare parti di tema all'unisono con il tema stesso è fondamentale e rende il buon batterista jazz "organico" perchè non intende più l'accompagnamento come "struttura ritmica" ma, vi prego di passarmi il termine, come "canzone". Non a caso Jim Chapin, nel suo manuale imprescindibile a chi vuole davvero approfondire il linguaggio jazz, ti fa lavorare, sempre, in tutti i punti possibili, Prima o poi ti troverai a suonare tutti i 12 ottavi di terzina o i 16 sedicesimi di quarto. Ergo tutti i colpi possibili in una battuta di quattro quarti. Questo perchè è necessario abituarsi alla possibilità di accenti in qualsiasi punto del tema, qualsiasi. Perchè il jazz è così, accenta e risolve in qualsiasi parte della battuta solo in funzione del tema.
Si può addirittura sostenere, secondo me, che anche la batteria suona il tema, canta il tema a suo modo. Tutto questo per scavare davvero nel profondo, ma cantarsi i temi, secondo me, è l'unico modo di suonare, davvero, quel tipo di musica li.
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Messaggioda vit vit il mar giu 04, 2019 3:57 pm

Si.
Quando più sopra dicevo di seguire l'istinto e l'orecchio in sostanza intendevo ciò.
Nel jazz attuale come dicevo non si sta a tempo,ma gli si sta intorno e insieme.
Nel video postato la.parte tematica appare piano piano alla fine,non è.facile riconoscerla e qui che intendo che va affinato l'ascolto e anche se non si ha una cultura musicale completa si può.arrivare a percepire bene lo svolgimento.

Qui l"affiatamento di gruppo e un po'.di premeditazione . è la base per essere liberi ma sotto vigile attenzione.
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Messaggioda edmondo il mar giu 04, 2019 6:28 pm

Applausi a entrambi!!! Davvero!
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B) DS cassa in EvolutionSuperbassMaple 22x17" [del 2011, pre 2.0] + nuovi tom DS VENOM 10"12"14ft 16ft ( tutto in finitura Charcoal Satin ) -
C) X-DRUM: tom/timp. 10" 12" 13ft 14ft 20x18" ( black) -
D) DrumCraft 10" 12" 14"ft Maple +16"ft Birch, Series 8 (El.Black) + cassa 22x18" e Tom 8x7" nuova serie6 ( maple/walnut) -
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Messaggioda vit vit il mar giu 04, 2019 7:55 pm

Grazie Edmondo,ma come sai fra il dire e il fare c'è di mezzo il Mahler. :lol:

Episodio giusto per:anni fa ci eravamo messi a.registrare i nostri pezzi(più o meno vicini allo swing,diciamo alla Paolo Conte in ambito musical) e nelle mie parti di batteria nelle registrazioni si sente anche la mia ."voce"che mugolava a denti stretti le armonie soprattutto del basso......e tutti i colleghi ridevano :D
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Messaggioda eziopelizzi il mer giu 05, 2019 12:28 am

“Se sai cantare un pezzo lo sai suonare” questo mantra mi è stato ripetuto da tutti i maestri con cui ho studiato. Quindi Bopper, non puoi che trovarmi d’accordo. Io faccio così. Ti dirò di più, anche quando non suono jazz, se devo fare delle misure da solo, per non uscire dalla “griglia” ho dei motivetti (lunghi le misure che mi servono) che mi canto suonandoci sopra. Se mi serve il doppio della misura...lo canto due volte, in modo che (ahimè quasi sempre) riesco a starci dentro. Se leggi attentamente quello che avevo scritto al primo posto avevo proprio suggerito di cantare. Il metodo più sicuro sarebbe quello di mettersi lo spartito davanti e leggerlo, conosco tanti bravi colleghi che fanno così, specialmente se hanno poco tempo per le prove. (Io non sono abbastanza preparato per farlo). Ci sono anche quelli che contano...e insegnano anche così. Trovo difficile però parametrare con certezza un’orientamento artistico. Ognuno deve trovare la sua strada e la sua zona confortevole dove si trova a casa. Poi uscirà da qualche parte un ragazzino che spariglierà le carte e si inventerà qualcosa di nuovo e suonerà come un Dio....ed io e te, grazie al cielo, continueremo a cantare. Ce la vie.
Per quanto riguarda il leader che comanda....forse sono abituato al casino che pianta il mio chitarrista, solista e leader del quintetto dove suono, non riusciamo mai a fare due concerti di fila con i pezzi suonati allo stesso modo. È molto fisico, cambia in corsa, modifica strutture, detta cambiamenti inaspettati, io e il bassista (lui veramente super) dobbiamo stare attenti a tutto quello che fa, ogni tanto lo mando a quel paese e gli tirò le bacchette dietro, però è divertente e formativo, impari a sfangarla sempre ed a non distrarti. Non parlo dell’improvvisazione onirica e ricercata di cui Vit è un maestro, ma di semplice maistream....
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Messaggioda Bopper il sab giu 08, 2019 3:22 pm

Provo a proporvi alcuni esercizi che mi hanno aiutato molto a suonare tenendo, sempre, il tema sottointeso.
Cominciate sempre con temi che abbiano strutture classiche nel jazz: Blues (corus di 12 battute) e AABA (corus da 32 battute).
Direi "Blue Monk" come Blues e "Lullaby of Birdland" come AABA. Sono temi semplicissimi da imparare a memoria e sono perfetti perchè nella loro semplicità mantengono gli stilemi ritmici dell'approccio AFROamercano.
Una volta imparati a memoria cominciamo a cantarli mentre suoniamo un banalissimo swing soltanto su ride e charleston. Ho scelto quei due temi perchè, oltre la semplicità, si possono suonare a qualsiasi velocità, funzionano come ballad o come brani con approccio Bebop a 230bpm. Sono quindi perfetti per esercitarsi cominciando a cantare il tema e suonando uno swing partendo da velocità basse, molto basse. All'inizio è necessario rimanere molto rilassati, quello che conta è il tema, cantatelo ad alta voce, non in testa. E' ovvio che non ci interessa un'interpretazione intonata, perfetta, e nemmeno che sia precisa nota per nota. E' importante che a velocità basse, rilassati, cantate il tema e lo seguite con lo swing. Non è il tema che si "appoggia" allo swing (come noi spesso intendiamo) ma è lo swing che si "appoggia" al tema. Ripetere centinaia di corus, uno dietro l'altro, aumentando la velocità solo quando ci si sente rilassati. Il jazz è musica molto ostinata e incredibilmente ripetitiva, abituatevi a ripetere i corus per un sacco di volte. Durante le jam session "standard" vi capiterà di suonare decine e decine di corus, fino alla nausea.
Una volta affinato il tema proviamo, sempre partendo da velocità bassissime, a suonare il rullante all'unisono col tema. Quindi swing ride charleston e sul rullante suoniamo i colpi all'unisono col tema.
Terzo step è trovare degli accenti nei colpi che suoniamo col tema. Possono essere stabiliti con il contrabbassista e/o il pianista o possono essere accenti che ognuno di noi trova efficaci. Nel jazz, se non ci sono scelte di gruppo, qualsisi accento mettiate su un colpo che coincide col tema funziona, qualsiasi. Se poi siete in grado di metterli ascoltando bene come il vostro solista approccia il tema e segnando gli stessi suoi accenti, o alcuni di essi, lui vi amerà, si sentirà accompagnato anche se non li avete decisi insieme.
Questo esercizio vi permette di non perdervi mai, alla lunga smettete addirittura di pensare al tema, lui c'è, sempre.
Vi permette inoltre di essere, sempre di più, organici nel suonare, vi permette di adattarvi al tema e di "colorarlo" nei punti giusti a vostro piacimento e se seguite il tema, non la struttura ritmica, accentando punti di esso sarete sempre "giusti".
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