edmondo ha scritto:Auguri: con quel wattaggio stai tranquillo che il suono Live c'è tutto !! Nei piccoli locali sono andato di SPDX con 250w monocono e dovevo tenere il volume a metà......
marcoud ha scritto:Si, concordo in toto . Forse mi sono depresso troppo velocemente...pensavo che con il patrimonio che ho speso di trovarmi sul set perfetto plug and play...ma così non è, come dici tu bisogna lavorarci. Onestamente, già con l’aggiornamento all’ultima versione le cose sono migliorate, stasera proverò ad installare alcuni kit che mi ha spedito il negozio dove l’ho presa che, a detta sua, sono molto risolutivi rispetto gli originali.
Sul discorso che le elettroniche non sostituiranno mai le acustiche non sono proprio d’accordo. Pur essendo io un pro-acustica, sono convinto che in certi contesti anche il professionista sceglie l’elettronica...e succederà sempre più in futuro. Ma questa è un altra storia.
Ora ciò che mi preoccupa di più è il charleston...mi dici come l’hai settato tu? A me non piace per nulla il colpo sul bordo, risulta devolse il movimento apri chiudi è innaturale. Tutte cose che il VH11 della mia vecchia TD30 proprio non avvertivo.
Grazie
marcoud ha scritto:Dunque, dopo un paio di settimane di test e un paio di week end full immersion, posso finalmente fare la mia recensione approfondita della nuova VAD503....e vi anticipo che non sarò breve!
Partendo dall’inizio:
Imballi: impressionante la cura che Roland applica ai dettagli, ad iniziare dagli imballi del prodotto, che arriva impacchettato a prova di bomba con cartoni incastrati in modo fantascientifico. Il montaggio del set poi risulta veloce e chiaro.
Hardware : è la prima cosa che mi è balzata all’occhio: la qualità è eccellente, a livello dei top di casa Pearl ai quali io sono abituato da sempre. Aste molto pesanti e stabilissime, consentono regolazioni millimetriche. Supporto reggitom e reggi modulo sonoro di qualità altrettanto buoba. Peccato che non includano anche il reggi-rullante (capisco l’asta hi-hat e il pedale cassa che sono elementi dinamici, ma l’asta del rullo non ha ragione di non essere inclusa nel kit).
Piatti : sono molto più sottili del passato e ben costruiti, l’impatto con le bacchette ora è decisamente più realistico. La risposta del crash è ottima …ma già lo era nei piatti di prima generazione; per quanto riguarda il ride invece il miglioramento rispetto al passato è molto più evidente: la sensibilità è al top e le dimensioni da 18” restituiscono un feeling superlativo. Simpatica anche la funzionalità che se si appoggia la mano il suono diventa “sordinato” come avviene nella realtà.
Rullante: è pesantissimo e assieme alla mesh triplo strato, le dimensioni reali da 14” e il nuovo sistema di trigger a 3 punti credo abbia raggiunto livelli di eccellenza…credo sarà difficile andare oltre. Internamente monta tre triggers ed una scheda per la gestione digitale degli stessi, tutto montato su una struttura complessa e ben studiata. I risultati sono evidenti perché, oltre ad una sensibilità strepitosa, l’effetto hotspot è definitivamente annullato, il positional sensing è eccellente e il cross stick molto efficace. Ad oggi solo i rim shot non mi soddisfano ancora, ma credo si tratti di ottimizzare qualche parametro. Una delle cose che ho apprezzato di più è la silenziosità, infatti il rullante è il pad più silenzioso dell’intero set e questo è importante perché consente anche di studiare tecnica per lunghi periodi senza disturbare nessuno. In buona sostanza il rullante è il piatto forte del set. Eccellente!
Cassa: Molto bella e robusta, è dotata del collaudato sistema di conversione Roland che praticamente monta sulla pelle battente una sorta di “cuscinetto” sul quale il pedale va a sbattere. L’effetto è molto realistico, la sensibilità del trigger è molto alta (…anche troppo, infatti ho dovuto aumentare il “retriggering” sulla centralina altrimenti spesso mi partivano colpi indesiderati). Unica nota da segnalare : risulta piuttosto rumorosa. E’ ovvio che trattandosi di una cassa vera e propria compare un effetto di “rimbombo” che con i kick pad classici dotati di mesh non c’è. Io ho risolto parzialmente riempiendo la cassa di cuscini e sistemandovi sotto un tappeto di gomma per bloccare la trasmissione delle vibrazioni verso il pavimento. Credo che possa essere d’aiuto anche sostituire la pelle frontale di serie con una pelle mesh che lasci sfogare ulteriormente l’aria della cassa. Questa sarà la prossima modifica che farò perché io suono in casa e devo prevenire il disturbo al vicinato.
Fusti dei tom: esteticamente stupendi, hanno un colore nero brillantinato di grosso effetto e i tiranti con relativi cerchi sono degni di fusti blasonati. Hanno pelli mesh doppio strato (solo il timpano ha triplo strato) ed hanno una pelle mesh anche nel lato risonante. La risposta del rimbalzo è molto buona, però solo il timpano mi risulta assolutamente pari ad un acustico mentre i tom hanno ancora un rimbalzo maggiore (forse potevano mettere le triplo strato anche sui tom). Internamente montano un semplice trigger, questa volta però è sistemato lateralmente e non più centrale come in passato, probabilmente per contrastare l’effetto hot spot che in effetti è del tutto assente. La rumorosità risulta in linea con i classici pad mesh di Roland, quindi molto buona. Diciamo che i tamburi sono belli e funzionali. Forse, se vogliamo trovare un difetto, possiamo dire che non giustificano il costo perché acquistando un fusto acustico entry level + un trigger interno + 2 pelli mesh, andremmo a spendere poco più della metà di quanto li fa pagare Roland. Resta però valido il discorso che la conversione Acoustic To Electronic presenta due svantaggi: la tenuta del valore economico nel tempo (un set Roland di questo livello terrà valore e rivendibilità eccellenti nel tempo mentre un set autocostruito sarà quasi invendibile) e l’affidabilità (con Roland si va sul sicuro, con l’auto costruito si va sempre incontro a continue ottimizzazioni e possibili imprevisti…cosa assai spiacevole in caso di utilizzo anche in situazioni live).
Modulo sonoro: il TD27 è sorprendente. La cosa più importante da dire è che la configurazione di default fa letteralmente schifo e se qualcuno la prova senza metterci le mani rimarrà molto deluso. La musica cambia, e anche molto, se regoli qualcosina. Innanzitutto i volumi, non so perché ma la configurazione di default ha i volumi bassissimi, basta alzare il “kit volume” che già migliora tutto. Poi indispensabile l’aggiornamento all’ultima versione software, che fa comparire nuovi kit ben più efficaci di quelli di default e ottimizza alcune funzionalità. Per quanto riguarda i suoni, come già detto sono rimasto inizialmente molto deluso, mi sembrava di aver fatto un passo indietro rispetto la mia precedente TD30, però dopo un approfondito studio posso dire che il tutto va visto sotto un punto di vista diverso. Infatti, si tratta di una “timbrica diversa” rispetto al passato, che in effetti è più “acustica”…meno processata. Partendo dai samples base, se si approfondisce il menù infinito che la TD27 mette a disposizione per personalizzare i suoni, si raggiungono risultati molto buoni. Io mi sono concentrato a lungo su un set che mi soddisfava al 40% (il numero 2 “Solid”) e dopo una domenica pomeriggio passata tra manuale e centralina posso dire di averlo portato al 90% del mio gradimento. Ora suona tutt’altra cosa e più lo utilizzo e più mi rendo conto che suona bene. Addirittura, suonando sopra ad alcuni brani, mi accorgo che ho realizzato proprio una copia esatta dei suoni dei brani originali. Davvero notevole e non ho ancora studiato alcuni parametri che potrebbero contribuire a migliorare il tutto ulteriormente. Probabilmente l’utilizzo dei VST darebbe migliori risultati, ma non ho voglia di vincolarmi ad un PC ed una scheda audio, voglio avere un set stand alone che funzioni bene di suo. Poi non mi dilungo nelle features già note come l’interfaccia blue tooth utilissima, la possibilità di importare gli user samples e tutte le altre cose che sono già ben scritte nel manuale e ben illustrate in molti tutorial in rete. Diciamo che questo modulo sonoro è eccellente ma va studiato bene e utilizzato come si deve.
Hi-Hat: un capitolo dedicato all’hi-hat perché, per quanto mi riguarda , è l’unico elemento del set che ad oggi ancora non mi soddisfa. Il VH10 fa il suo lavoro egregiamente, ma ho notato che gestisce maluccio il passaggio della dinamica da chiuso ad aperto. E’ difficile descrivere cosa avviene perché apparentemente sembra funzionare tutto bene, ma io che sono un maniaco dell’hi-hat, noto che quando socchiudo leggermente…. il suono non cambia…mentre dovrebbe già andare in “semiaperto”. In altre parole, per ottenere tale dinamica di suono, bisogna alzare il piede un po' più del normale. Ho provato a confrontare questo effetto montando lo stesso piatto VH10 su altri moduli Roland (un TD30 e un TD50) ed il problema scompare! Quindi non si tratta di calibrazione (l’ho fatta io su tutti i moduli) e nemmeno di un problema del VH10 (ho usato lo stesso piatto su tutti i tre i moduli), ma si tratta invece del modulo TD27 che sembra esigere un offset “leggermente eccessivo” tra la posizione di chiuso e aperto. Ho anche investigato su forum stranieri e, soprattutto negli USA, ci sono altri utenti che hanno segnalato la mia stessa osservazione. Ho già provveduto a segnalare il tutto a Roland e sembra anche che altri utenti oltreoceano l’abbiamo fatto… speriamo quindi a breve arrivi un aggiornam,ento software che risolva questo “bug”. Resta comunque inteso che si tratta davvero di una sfumatura, infatti ho notato che il 99% degli utilizzatori non ha notato questo dettaglio.
Conclusioni: le nuove VAD sono dei gioiellini, sono in effetti costose ma in realtà giustificano alla grande il loro costo. Per chi come me ha bisogno di un elettronica che replichi il più possibile il feeling delle acustiche e di soddisfare anche l’aspetto estetico sul palco, sono inarrivabili (effetto WOW garantito). Qualsiasi tentativo di ottenere qualcosa di simile triggerando un set acustico vi porterà a risparmiare ben poco e non raggiungerete mai la qualità di questo set… io lo stavo per fare ma sono ben felice di non averlo fatto. La rumorosità del set è eccellente fatta eccezione per la cassa che “si fa sentire”, il feeling è molto molto vicino a quello di un set acustico, il rullante è il pezzo forte del set e assieme al ride digitale hanno permesso un grosso passo avanti nel mondo delle batterie elettroniche. I suoni del modulo risultano deludenti nella configurazione di default ma il modulo TD27 mette a disposizione un’infinità di strumenti di personalizzazione con efficacia sorprendente, bisogna però mettere in conto uno studio approfondito del modulo sonoro e diverse ore di test. Unica nota negativa, ma a titolo personale e non condivisa da molti, è la dinamica dell’Hi-Hat, che spero venga risolta a breve da Roland con un aggiornamento del software.
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